Bravo genitore = Genitore consapevole |
by Patrizia
Quanto pesa cercare di essere un genitore ideale?
Quanto pesa cercare di essere un genitore ideale?
Quanto ci costa cercare tutti
i giorni di essere all’altezza di un ruolo che spesso idealizziamo? E quanto il
nostro voler essere un bravo genitore dipende da elementi esterni anziché
interni?
Per stare bene dobbiamo
liberarci dai modelli genitoriali generalisti, conoscere e accogliere noi
stessi e rispettare, possibilmente nutrendola, la nostra persona nel suo
insieme.
Certo, lo stesso parlare di
“peso” ci fa sentire un po’ in colpa, perché ben sappiamo che a tanto sforzo
corrisponde altrettanta gioia difficile da descrivere.
Non c’è dubbio che essere
genitori sia molto faticoso a livello fisico e mentale. E il benessere? No, non
quello dei figli: a quello pensiamo e provvediamo continuamente, in fondo. Il
benessere del genitore, intendo. Come fa un adulto a integrare in serenità il
proprio vivere individuale e quello genitoriale?
Durante un interessantissimo incontro
sulla comunicazione efficace seguito di recente, si è parlato anche di cosa
significhi essere un genitore ideale. Con stupore ho ascoltato quel relatore illuminante
dire una frase profondamente potente e in grado di mettere a nudo una
sovrastruttura mentale imponente:
“Non esiste il ruolo di genitore, esisti TU”.
In
altre parole esisto io (se avete voglia di fare un po’ di riflessioni metteteci
il vostro nome) che ho X figli e porto avanti ME STESSO/A per accompagnare la
crescita di quei bambini.
Che
vuol dire tutto ciò? E perché ne stiamo parlando?
Parliamo
di fatica perché è l’altra faccia della medaglia straordinaria che è diventare
genitori. Perché se ne parla sempre poco, si confinano stanchezza e
frustrazioni a stati d’animo indesiderabili cui non è il caso di fare
pubblicità.
Ma
forse è anche per questo che ci sentiamo tutti un po’ più soli.
Posto
che non esistono emozioni buone e cattive (ma di questo parleremo qui anche in
futuro), è importante riconoscere e in qualche modo “dialogare” con queste
emozioni che tutti, ma proprio tutti, proviamo prima o poi.
Tornando
al discorso dei ruoli… cos’è un ruolo? E soprattutto in cosa consiste il ruolo
di genitore?
Forse
riconosceremo nella nostra immagine del “genitore ideale” caratteristiche
generali universalmente condivise e accettate.
Nulla
in contrario ad avere modelli e aspirazioni, basta che questi non si
trasformino da stimolo a macigno.
Le
caratteristiche di quel genitore ideale che abbiamo in mente sono per
definizione non specifiche, non individualizzate, più che mai generalizzate e
senza tempo: voglio essere un bravo genitore, devo essere un genitore giusto,
accogliente, disponibile, saggio, aperto, attento, premuroso, sensibile,
coinvolgente, ecc.
Ma
elementi così intrisi di generalismo cos’hanno a che vedere con noi come
individui unici e irripetibili, soggetti a continui cambiamenti nel tempo?
Io
sono io. E sono così, in questo contesto, con il vissuto che mi porto dentro
fin qui. E come se non bastasse, interagisco con questo bambino, che è così
oggi, in questo contesto, con il vissuto che si porta dentro fin qui.
In
quest’ottica non è utopistico e tremendamente faticoso tentare di entrare a
tutti i costi in un modello genitoriale che deriva da regole universali (e pertanto
non personali), da condizionamenti culturali, familiari e quindi esterni?
Forse
potremmo andare a cercare pian piano (ma lo dico sottovoce) ciò che sta alla
base del nostro essere.
E lavorare con quello che siamo, con quello che abbiamo a disposizione, con quello che possiamo dare oggi. Continuando, certo, a fare del nostro meglio come genitori, ma liberi dall’ansia di corrispondere a modelli inarrivabili.
E lavorare con quello che siamo, con quello che abbiamo a disposizione, con quello che possiamo dare oggi. Continuando, certo, a fare del nostro meglio come genitori, ma liberi dall’ansia di corrispondere a modelli inarrivabili.
Potremmo
riconoscere che siamo ad esempio genitori tendenzialmente accoglienti e
affettuosi, ma che magari non abbiamo grandi doti di entusiasmo e
coinvolgimento. E, senza ansia, lavorarci su. Ma solo se crediamo intimamente
che questo sia ciò che desideriamo veramente sì per i nostri figli, ma anche
per noi stessi. Solo se facciamo un bel respiro e accettiamo prima di tutto di
essere così come siamo. Solo se guardiamo a noi stessi con indulgenza mentre
cerchiamo, proprio come fanno i nostri bimbi, di imparare.
E
potremmo fare anche un’altra cosa: davanti allo specchio, ricordiamo ogni tanto
a noi stessi che siamo bravi.
Siamo bravi genitori.
Siamo bravi genitori.
Perché
i “genitori perfetti” non esistono: sono figure mitologiche che non hanno nulla
a che vedere con la realtà.
I “genitori
ideali” possono essere tali solo temporaneamente, perché spesso capita che si
dimentichino di essere in primis persone con vere emozioni, vere esigenze, vere
seccature. A volte è questione di tempo prima che la realtà, incontenibile come
solo le emozioni più profonde sanno essere, cerchi il suo spazio.
I “genitori
pessimi”, invece, sono talmente rari da essere casi più che mai isolati. E di
certo non stanno qui a leggere questo blog…
Come
diceva l’apprezzato pedagogista Winnicott, la vera fortuna di un bambino è
avere genitori “sufficientemente buoni”.
Perché sono genitori veri.
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