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venerdì 31 maggio 2013

Il peso del ruolo genitoriale


Bravo genitore = Genitore consapevole
by Patrizia

Quanto pesa cercare di essere un genitore ideale?
Quanto ci costa cercare tutti i giorni di essere all’altezza di un ruolo che spesso idealizziamo? E quanto il nostro voler essere un bravo genitore dipende da elementi esterni anziché interni?
Per stare bene dobbiamo liberarci dai modelli genitoriali generalisti, conoscere e accogliere noi stessi e rispettare, possibilmente nutrendola, la nostra persona nel suo insieme.

Certo, lo stesso parlare di “peso” ci fa sentire un po’ in colpa, perché ben sappiamo che a tanto sforzo corrisponde altrettanta gioia difficile da descrivere.
Non c’è dubbio che essere genitori sia molto faticoso a livello fisico e mentale. E il benessere? No, non quello dei figli: a quello pensiamo e provvediamo continuamente, in fondo. Il benessere del genitore, intendo. Come fa un adulto a integrare in serenità il proprio vivere individuale e quello genitoriale?

Durante un interessantissimo incontro sulla comunicazione efficace seguito di recente, si è parlato anche di cosa significhi essere un genitore ideale. Con stupore ho ascoltato quel relatore illuminante dire una frase profondamente potente e in grado di mettere a nudo una sovrastruttura mentale imponente:

Non esiste il ruolo di genitore, esisti TU”.

In altre parole esisto io (se avete voglia di fare un po’ di riflessioni metteteci il vostro nome) che ho X figli e porto avanti ME STESSO/A per accompagnare la crescita di quei bambini.

Che vuol dire tutto ciò? E perché ne stiamo parlando?
Parliamo di fatica perché è l’altra faccia della medaglia straordinaria che è diventare genitori. Perché se ne parla sempre poco, si confinano stanchezza e frustrazioni a stati d’animo indesiderabili cui non è il caso di fare pubblicità.
Ma forse è anche per questo che ci sentiamo tutti un po’ più soli.

Posto che non esistono emozioni buone e cattive (ma di questo parleremo qui anche in futuro), è importante riconoscere e in qualche modo “dialogare” con queste emozioni che tutti, ma proprio tutti, proviamo prima o poi.

Tornando al discorso dei ruoli… cos’è un ruolo? E soprattutto in cosa consiste il ruolo di genitore?
Forse riconosceremo nella nostra immagine del “genitore ideale” caratteristiche generali universalmente condivise e accettate.
Nulla in contrario ad avere modelli e aspirazioni, basta che questi non si trasformino da stimolo a macigno.
Le caratteristiche di quel genitore ideale che abbiamo in mente sono per definizione non specifiche, non individualizzate, più che mai generalizzate e senza tempo: voglio essere un bravo genitore, devo essere un genitore giusto, accogliente, disponibile, saggio, aperto, attento, premuroso, sensibile, coinvolgente, ecc.
Ma elementi così intrisi di generalismo cos’hanno a che vedere con noi come individui unici e irripetibili, soggetti a continui cambiamenti nel tempo?

Io sono io. E sono così, in questo contesto, con il vissuto che mi porto dentro fin qui. E come se non bastasse, interagisco con questo bambino, che è così oggi, in questo contesto, con il vissuto che si porta dentro fin qui.

In quest’ottica non è utopistico e tremendamente faticoso tentare di entrare a tutti i costi in un modello genitoriale che deriva da regole universali (e pertanto non personali), da condizionamenti culturali, familiari e quindi esterni?

Forse potremmo andare a cercare pian piano (ma lo dico sottovoce) ciò che sta alla base del nostro essere.
lavorare con quello che siamo, con quello che abbiamo a disposizione, con quello che possiamo dare oggi. Continuando, certo, a fare del nostro meglio come genitori, ma liberi dall’ansia di corrispondere a modelli inarrivabili.
Potremmo riconoscere che siamo ad esempio genitori tendenzialmente accoglienti e affettuosi, ma che magari non abbiamo grandi doti di entusiasmo e coinvolgimento. E, senza ansia, lavorarci su. Ma solo se crediamo intimamente che questo sia ciò che desideriamo veramente sì per i nostri figli, ma anche per noi stessi. Solo se facciamo un bel respiro e accettiamo prima di tutto di essere così come siamo. Solo se guardiamo a noi stessi con indulgenza mentre cerchiamo, proprio come fanno i nostri bimbi, di imparare.

E potremmo fare anche un’altra cosa: davanti allo specchio, ricordiamo ogni tanto a noi stessi che siamo bravi.
Siamo bravi genitori.
Perché i “genitori perfetti” non esistono: sono figure mitologiche che non hanno nulla a che vedere con la realtà.
I “genitori ideali” possono essere tali solo temporaneamente, perché spesso capita che si dimentichino di essere in primis persone con vere emozioni, vere esigenze, vere seccature. A volte è questione di tempo prima che la realtà, incontenibile come solo le emozioni più profonde sanno essere, cerchi il suo spazio.
I “genitori pessimi”, invece, sono talmente rari da essere casi più che mai isolati. E di certo non stanno qui a leggere questo blog…

Come diceva l’apprezzato pedagogista Winnicott, la vera fortuna di un bambino è avere genitori “sufficientemente buoni”.
Perché sono genitori veri.

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